Il pensiero diventa cosciente

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Quest’epoca – un’epoca che dura da molti secoli, ma in quest’articolo verrà preso in considerazione un tempo molto più piccolo – è senza dubbio un “momento” irripetibile, sia nel bene che nel male.

Già con Goethe e tutta una schiera di filosofi e pensatori si iniziò una ricerca che, sì, era già presente nei greci e in Sant’Agostino, ma non con l’intensità e le cognizioni acquisibili solo dalla fine del 1700. L’uomo – e, dalla fine dell’800 non più solo il pensatore, ma anche quello comune – iniziava a farsi concrete domande non solo sul lavoro e la famiglia, ma anche su chi l’uomo fosse e quali fossero i suoi compiti in seno alla Terra e alla società.

Al tempo nostro, queste domande sono divenute patrimonio dei più, mentre le risposte sembrano non ancora accessibili.

Nell’intervallo tra la domanda posta e la possibile risposta, molti, anzi moltissimi, hanno iniziato, se non ancora a pensare in modo realmente cosciente, almeno ad operare con rettitudine: troviamo ovunque associazioni che si occupano di ambientalismo, di cure naturali, di beneficenza.
I più poi, sono contrari alle guerre ed alla violenza in genere, tanto che anche la politica e le leggi si adeguano, anche se con clamorosi ritardi, alle richieste dei cittadini, alcune mute, altre vocianti.

Se ai giorni nostri esistono ancora tossicodipendenti, ultras e alcolisti, forse ciò è dovuto a una scuola troppo generica che è incapace di preparare alla vita.
Un esempio può chiarire: se una tal persona si iscrive a un corso di chitarra, lo fa perché ne è motivato; questa persona non si sognerebbe mai di “bluffare”, di studiare certi aspetti solo per un buon punteggio finale, poiché sa che, se non si applicherà al meglio, non potrà raggiungere la padronanza dello strumento e della teoria musicale che desidera.
Come biasimare, quindi, gli studenti che cercano di sfuggire allo stress di insegnamenti per lo più inutili e pesanti? Purtroppo, spesso questo fuggire  porta su strade insane e pericolose, fortemente antisociali.
Le colpe non vanno ricercate solo in un insegnamento bigotto (sfiorare appena Dante e continuare imperterriti con il Manzoni, il Foscolo e compagnia bella rappresenta la pigrizia della pubblica istruzione).

Il chitarrista che studia (e paga di tasca sua) avrà delle belle soddisfazioni e, mediante l’arte potrà sia svolgere un’azione sociale sia, in alcuni casi, sviluppare un pensiero più “armonico” e quindi più vicino al pensiero cosciente. Lo studente perseguitato dal voto, dalle interrogazioni, dall’imperizia di molti professori, diverrà via via sempre meno motivato, si stancherà, si abbasseranno pure le sue difese immunitarie e – sempre che non appartenga alla categoria degli antipatici e antisociali “secchioni” – cercherà distrazioni che, come già accennato, in certi casi lo allontaneranno tanto da un pensiero cosciente da farlo divenire alla fine un povero essere incosciente.

Ricordo ancora quando, a scuola, mentre la professoressa insegnava in modo pedante, degli argomenti pedanti anch’essi, io mi estraniavo e ascoltavo Hendrix o i Cream. Solo che in quella lontana preistoria tecnologica non vi erano degli “affarini” da 20 grammi, per potermi godere la mia musica, così posizionavo sotto il banco un pesante e ingombrantissimo registratore Geloso, e usavo non cuffiette o auricolari, bensì vere e proprie cuffie, abilmente celate dai lunghi capelli.
Questa reazione mi ha permesso di sviluppare un buon senso della libertà ed una tendenza alla ricerca che purtroppo non ho trovato in quelli che furono i miei compagni.

Un pensiero cosciente deve partire da un’intima ricerca, non deve fermarsi ai dogmi dati da alcuni filosofi.
Un pensiero cosciente deve essere però prima ancora un pensiero libero, indipendente ma socialmente morale.

La vita è enorme ed enormi sono le possibilità insite in essa.
La scuola e l’attuale società fanno della vita qualcosa di piccolo e meschino: bisogna conseguire un diploma, poi occorre una laurea, poi la specializzazione… e siamo quasi al pensionamento.
Se la scuola o la facoltà scelta non corrispondono o non corrispondono più ai nostri sogni, ci troveremo adulti e tristi, adulti e insoddisfatti o forse solamente adulti, cioè responsabili davanti alle leggi ma non all’enormità della vita.

Qualsiasi sia la fede, la preferenza politica e tutto il resto, mi piace rivalutare le mie scelte e osservare se sono ancora d’accordo con quello in cui credevo.
È,  a mio avviso, un buon esercizio che può aiutare. Naturalmente dopo aver rivalutato le proprie scelte, occorre sviluppare la spregiudicatezza (coraggio) di tagliare fuori di noi tutto ciò che più non condividiamo, altrimenti il tutto diviene un continuo farsi male.